Corigliano-Rossano: visita al Castello Ducale e all’Abbazia del Patire

Corigliano-Rossano: visita al Castello Ducale e all’Abbazia del Patire

Difficoltà: facile
Durata: 5 ore
Età minima: Adatto a tutte le età

Informazioni utili

La visita ha luogo ogni martedì pomeriggio nel corso di tutto l’anno e avviene con un minimo 10 prenotati.

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Descrizione

Il nostro tour inizierà con la visita del Castello Ducale di Corigliano-Rossano, fra i più belli e meglio conservato di tutto il Meridione. Tale edificio dovette certamente far parte della linea difensiva che il condottiero normanno Roberto il Guiscardo, realizzò tra il 1064 e il 1080 nella Valle del Crati, per controllare e assediare le città e i territori insofferenti al suo giogo: tra questi la vicinissima Rossano, conosciuta anche come “la bizantina”.

Il primo castellano fu un vassallo del Guiscardo, un certo Framundo, proveniente da Losdum in Francia. A Roberto Sanseverino IV conte di Corigliano dal 1339 al 1361, si deve il primo adeguamento, che da un lato servì ad adattare parte del castello a residenza signorile, e dall’altro fece assumere all’edificio l’aspetto tipico dell’architettura fortificata di epoca angioina.

Secondo la tradizione locale, vi nacque nel 1354 Carlo D’Angiò, che nel 1381 diventerà Re di Napoli con il nome di Carlo III.

Dal 1487 al 1495 il castello fu sotto l’amministrazione reale, diventando sede di una guarnigione militare. Nel corso di questa parentesi, durata otto anni, il castello venne restaurato per committenza reale.

L’intervento è evidenziato dal basso torrione rotondo angolare (oggi Mastio) a base quadrata con torri cilindriche nei vertici, secondo i punti cardinali. È probabile che il “restauratore” aragonese sia stato Antonio Marchesi da Settignano, allievo del grande Francesco di Giorgio Martini, architetto militare del re di Napoli e noto nelle corti di tutta Europa. Fra il 1616 e il 1649 il castello Ducale passò dai Sanseverino ai Saluzzo, ricchi imprenditori genovesi che operavano anche a Napoli.

Al termine, ci incammineremo verso l’Abbazia di Santa Maria del Patire, fondata intorno al 1095 dal monaco e sacerdote Bartolomeo di Simeri, con l’ausilio di alcuni ricchi normanni, e venne dedicata a “Santa Maria Nuova Odigitria”, anche se è conosciuta semplicemente come “Patire” (dal greco Patèr = padre), attribuzione data come segno di devozione al padre fondatore.

Nel 1105 il pontefice Pasquale II gli concesse il diritto di immunità dalla giurisdizione vescovile.

In epoca normanna divenne uno dei più ricchi e rinomati monasteri dell’Italia Meridionale. L’abbazia possedeva anche una ricca biblioteca e uno scriptorium dove lavoravano monaci amanuensi per la trascrizione di antichi codici. Dal XV secolo il monastero del Patire conobbe un lungo ma inesorabile decadimento, come tutti i monasteri italo-greci, finché nel 1809 venne soppresso dai francesi.

Informazioni aggiuntive

Lingue

inglese, italiano, tedesco

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